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Lo scudo di Atena – In-Formazione per imparare a riconoscere la violenza e proteggersi

TIPOLOGIA:  culturale/pedagogico, sicurezza/difesa, supporto/assistenza

337 voti totali

PERCHÈ VOTARE IL NOSTRO PROGETTO?

  • È innovativo nei contenuti. Questo progetto va ad affrontare un problema grave ma trascurato: il fatto che nella maggior parte dei casi di violenza questa non è denunciata perché le vittime non riescono a riconoscere l’abuso subito e sono spesso paralizzate dal senso di colpa o dalla paura di danneggiare se stesse e il violentatore. È necessario quindi cambiare questa errata percezione e la conseguente “scomparsa della vittima”;
  • È innovativo nella scelta del target. Tutte le donne sono potenzialmente a rischio, per questo agiremo su luoghi tradizionali di aggregazione: scuole, università, associazioni, palestre;
  • Affronta il problema ora e ha il potenziale per fornire risultati concreti in tempi brevi;
  • È semplice e di facile realizzazione, inoltre grazie al fatto che utilizza istituzioni già esistenti come tramite, è modulare e potenzialmente replicabile all’infinito.

ABSTRACT
Questo progetto vuole affrontate in modo concreto il problema della “scomparsa della vittima della violenza”. La causa di questo silenzio è spesso un’errata percezione dell’abuso che porta le vittime a giustificare la violenza e non riconoscerla come reato. È quindi necessario proteggere le vittime, effettive e potenziali, fornendo loro informazioni e strumenti che permettano di superare le difficoltà e trovare assistenza in questo percorso verso la denuncia.

CITAZIONE
“Il senso di colpa è un fenomeno assurdo: non sono mai i colpevoli a soffrirne. Spesso  sono le vittime a farsene carico, solo perché occorre che qualcuno se ne faccia carico”
Amélie Nothomb

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IL NOSTRO TEAM


Sono una studentessa di Studi Internazionali. Ho sempre avuto curiosità verso le diversità culturali, lo scambio e il dialogo interculturale che ho potuto sperimentare fin da giovane grazie alla possibilità di svolgere un anno di studi all’estero. Dopo quell’esperienza ho coltivato questa curiosità tramite il volontariato nell’ambito dell’interculturalità, organizzando scambi culturali per studenti, partecipando a campi di formazione interculturali e formando a mia volta altri giovani sulla necessità di mettere in questione gli stereotipi e mantenere apertura mentale verso modi di essere diversi dai nostri. In questo modo ho potuto capire come anche l’immagine e il ruolo della donna nella famiglia e nella società, il modo di vivere la sessualità, il modo di esprimere affetto e amore facciano parte dei nostri stereotipi mentali e siano elementi di confronto e potenziale scontro; ho però anche imparato come affrontare e mediare questi conflitti tra diversità e, nella diversità, costruire occasioni di dialogo. Mi sono avvicinata così alle questioni di genere tramite la partecipazione al collettivo politico dell’università e grazie all’attivismo in Amnesty International ho conosciuto e combattuto contro situazioni di discriminazione e violenza di genere.

LA NOSTRA IDEA IN POCHE PAROLE



Si parla molto della violenza contro le donne in generale ma di cosa deve affrontare concretamente una vittima no. Spesso sono le vittime stesse a non parlarne e in questo modo “scompaiono”. La maggior parte, infatti, non denuncia l’abuso subito e spesso non ne parla con nessuno, anche in casi di violenza grave e ripetuta. Questo è dovuto alle molte difficoltà, psicologiche e tecniche, che le vittime devono affrontare dopo la violenza e cui sono spesso impreparate. Con il percorso si intende informare il maggior numero possibile di persone su quale sia la situazione concreta in cui spesso si trova la vittima di una violenza, sia fisica sia sessuale o di altro tipo, e come uscirne. In particolare il corso vuole far comprendere l’importanza di riconoscere la violenza in quanto reato e la necessità di denunciarla; questo progetto vuole dire alle donne: “Devi e puoi difenderti, è un tuo diritto”. A questo scopo è fondamentale fornire a vittime e potenziali vittime gli strumenti necessari a superare il senso di colpa, l’incertezza, la vergogna e la paura che spesso seguono un abuso; inoltre è indispensabile che esse siano informate su come e quando la violenza è sanzionata dalla legge, dove trovare assistenza medica, psicologica o legale, cosa succede dopo la denuncia e come si svolge un processo. È ugualmente importante che queste persone possano contare su una buona rete di supporto, mentre spesso non hanno, nella cerchia di contatti stretti, persone in grado di affrontare il problema e fornire l’assistenza adeguata. Per questo motivo un punto cruciale del progetto è la formazione degli operatori a-specifici, quali insegnanti, allenatori, ecc., ovvero le persone quotidianamente a contatto con le potenziali vittime. Il loro ruolo può essere di fondamentale supporto, per questo anche a essi devono essere fornite le stesse informazioni in modo che possano essere di accompagnamento in questa fase difficile. L’errata percezione della violenza subita è estremamente grave perché nasconde il fenomeno che deve invece poter emergere in tutta la sua gravità e urgenza. Il problema è adesso, ed è adesso che deve essere affrontato: a questo punta il progetto.

CHE OBIETTIVI HA IL PROGETTO IN UN ANNO DA ADESSO?


  • Formare operatori a-specifici, cioè insegnanti, allenatori, educatori, in un preciso territorio, sulle difficoltà che una vittima di violenza si trova ad affrontare e come fornire assistenza e accompagnarle nel percorso verso la denuncia.
  • Creare opportunità di informazione diffusa, ad esempio blog, cartelloni, depliant informativi per raggiungere potenziali vittime di violenza, portarle a rompere il silenzio, trovare risposte e informazioni sul “cosa succede dopo”: quali difficoltà effettive potrebbero trovarsi ad affrontare e come farlo, con chi, a chi rivolgersi.
  • Portare a un aumento delle denunce e delle richieste di assistenza, far emergere la rimozione della violenza sulle donne nella sua reale gravità e urgenza, cercando di includere tutti i tipi di violenza: sessuale, fisica, patrimoniale, e via dicendo.
  • Fornire alle vittime di violenza informazioni utili e strumenti concreti che le portino a riconoscere


LE PRINCIPALI COSE CHE SERVIRÁ FARE PER REALIZZARE IL PROGETTO


  • Strutturare il corso di formazione, stabilendo numero di incontri, contenuti, risorse necessarie, ecc.;
  • Formare le persone che andranno a condurre i corsi;
  • Prendere contatti con le scuole e le università;
  • Aprire un blog informativo e produrre materiali necessari;
  • Formare il maggior numero possibile di studenti e operatori a-specifici (insegnanti, allenatori, ecc.) sulla violenza e sulle sue conseguenze. In particolare: che cos’è la violenza e quando e come è sancita dalla legge, quali difficoltà psicologiche deve affrontare una vittima, quali difficoltà legali, dove trovare assistenza medica, psicologica o legale, perché è importante denunciare la violenza subita e cosa succede dopo, come si svolge il processo.


 

ID: 070804


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