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Social Freezing, bambini venuti dal freddo per le mamme del nuovo millennio.

31 Gennaio 2012 | 0 commenti

La gravidanza naturale in età più avanzata, di cui si abbia notizia certa, è quella di una donna inglese di 59 anni. Questo primato non costituisce di certo un’evenienza comune, al contrario possiamo affermare che dopo i 45 anni le donne hanno raramente cicli mestruali nei quali è presente una valida ovulazione e che dopo tale età la possibilità di avere un figlio è quasi nulla.
Negli ultimi anni e ancor di più in questo periodo di grave crisi economica mondiale, nei paesi industrializzati ed in particolar modo in Italia, le donne, per fattori economici e sociali quali la precarietà del lavoro, il desiderio di fare carriera o rapporti sentimentali poco stabili, tendono a differire la scelta di avere un figlio, ad un’età superiore di almeno dieci anni rispetto alle generazioni precedenti. I dati più recenti a nostra disposizione indicano che in Italia l’età materna al momento del primo parto è di circa 31 anni. Inoltre negli ultimi 30 anni la fertilità nel mondo occidentale è calata di un terzo rispetto al passato. Con queste premesse si pone il problema dell’inesorabile scorrere dell’orologio biologico femminile, infatti mentre fino a 35 anni si ha una discreta fertilità negli anni che seguono si assiste ad un rapido decremento della capacità riproduttiva. Ma è possibile fermare l’orologio biologico?

Gli strumenti che la scienza mette a disposizione per mettere al riparo la fertilità femminile sono il congelamento degli ovuli e la crioconservazione di frammenti di tessuto ovarico.
E’ doveroso ribadire che tali tecniche sono ancora in una fase sperimentale, vediamole nei dettagli cominciando dal congelamento di ovociti.

La prima gravidanza ottenuta da ovociti congelati si è avuta circa 20 anni fa, ma le tecniche di congelamento degli ovociti davano in passato scarsi risultati e sono state per lungo tempo abbandonate. Recentemente con il nuovo sistema di vitrificazione dei gameti associato alla tecnica ICSI, i risultati sono nettamente migliorati. In Italia finora sono nati circa 200 bambini provenienti da ovuli crionservati. In passato le indicazioni più frequenti per la crioconservazione degli ovociti erano patologie femminili quali tumori nei quali si utilizza la chemioterapia o malattie che possono compromettere la fertilità come l’endometriosi grave. In seguito tale tecnica è stata utilizzata, principalmente in Italia, per compensare i limiti della legge 40 sulla Procreazione Assistita. Negli ultimi tempi si sta diffondendo tra le donne negli Stati Uniti ed in Inghilterra, ma è presumibile che questa tendenza si estenda anche all’Italia, il fenomeno del “Social Freezing”, vale a dire il congelamento degli ovuli in donne giovani che potranno utilizzarli successivamente, quando avranno il desiderio di avere figli. Un nuovo stile di vita per mettere “al sicuro” la propria fertilità, che sicuramente farà discutere.
Le donne che vogliono conservare gli ovuli, devono sottoporsi ad una terapia con farmaci contenenti ormoni naturali che stimolano le ovaie a produrre un numero consistente di ovociti, per prelevare questi ultimi,verrà poi eseguito un intervento, assolutamente semplice e tollerabile, in day hospital con una leggera anestesia. Una volta ottenuti gli ovociti, la fase successiva consiste nel congelamento dei migliori, che verranno utilizzati in seguito dalla donna quando le condizioni personali le consentiranno di affrontare una gravidanza. Sarebbe ideale conservare almeno 10- 15 ovociti di buona qualità, questi vengono stoccati in azoto liquido a -196 gradi in un apposito contenitore. Non si hanno dati certi circa la sopravvivenza degli ovuli conservati con questo sistema, ma si presume che possono essere conservati per 20 25 anni o forse anche di più. La percentuale di ovociti che sopravvivono dopo lo scongelamento è pari al 60-70% .
Le percentuali di gravidanza che si ottengono utilizzando ovociti scongelati è pari a circa il 15%. Sarebbe preferibile, dal punto di vista biologico, eseguire le tecniche per la conservazione della fertilità in donne di 20-25 anni, infatti a quest’età tali metodi funzionerebbero in maniera eccellente, ma ovviamente questa è un’età nella quale di norma, alle nostre latitudini, non si pensa ad avere figli ne tanto meno che si possano avere problemi di fertilità in futuro. Purtroppo più è avanzata l’età della donna meno efficace risulta la tecnica, attualmente l’età media di donne che conservano la fertilità mediante il congelamento di ovociti è pari a 35 aa.

In alternativa è possibile conservare in azoto liquido dei frammenti di tessuto ovarico che vengono prelevati tramite intervento di laparoscopia. In questo caso la donna ha il vantaggio di non essere sottoposta a terapia ormonale, ma l’intervento, seppur semplice, è sicuramente molto più invasivo del prelievo di ovociti. In un secondo momento quando la donna desidera avere un figlio, queste striscioline di tessuto ovarico, una volta scongelate, vengono reimpiantate, sempre tramite laparoscopia, sull’ovaio della donna, che può cercare di ottenere una gravidanza per via naturale. Questo secondo sistema è altamente sperimentale ed in tutto il mondo sono state ottenute solamente una ventina di gravidanze.

Come abbiamo visto nuove prospettive si affacciano all’orizzonte della riproduzione umana, e ciò che fino a pochi anni fa sembrava un argomento per libri di fantascienza ora è diventato realtà. Siamo certi che queste metodiche saranno motivo di aspri ed accesi dibattiti tra sostenitori di tesi avverse.

Riccardo Corizza


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