Cenni di Storia della Contraccezione

Se è dunque solo di recente che si è riusciti a separare e riproduzione, è vero che i tentativi in questo senso risalgono ad epoche lontane.

Nei secoli trascorsi furono attuati tentativi innumerevoli, alcuni decisamente apprezzabili dal punto di vista “scientifico”, accanto ad una miriade di pratiche magiche, prive di alcun fondamento di efficacia.

Nei papiri egizi, attorno quindi al 1550-1800 a.C. si trovano notizie su preparazioni contraccettive che dovevano essere introdotte in vagina, tamponi di lana imbevuti di miele d’acacia, oppure cera e semi di melograno, nei quali oggi sappiamo essere contenuti dei fitoestrogeni, in grado di influenzare la produzione delle gonadotropine.

In alcuni testi Indù del 1° secolo a.C. si menzionano mezzi chimici per la contraccezione: piante medicinali delle quali oggi si conosce l’attività antigonadotropinica.

Nel 1° secolo d.C. uno dei “padri” della medicina, Sorano, definisce per la prima volta, nel suo trattato Gynecia, la differenza tra il concetto di contraccezione “atokion” e quello di aborto “phtorion”, ponendo l’accento sulla necessità di un intervento preventivo per il controllo delle nascite, a fronte dell’allora diffuso infanticidio.

Le ricerche in questa direzione subiscono un drastico freno durante il Medio Evo, periodo di pesante oscurantismo verso la sessualità, quella femminile in particolar modo. In questo periodo una distinzione va fatta tra civiltà arabo-islamica, la cui religione si dimostrava tollerante e favorevole al controllo delle nascite, e il mondo cristiano, influenzato dalla Chiesa cattolica che condannava e reprimeva contemporaneamente la sessualità e la contraccezione.

Dal XVIII secolo si è potuta osservare una grande rivoluzione che può essere così sintetizzata:

– l’introduzione della contraccezione a livello familiare. Fino ad allora, infatti, era usata soprattutto in ambito extraconiugale, particolarmente con le prostitute.

– la “democratizzazione” della contraccezione, praticata in precedenza principalmente tra le classi agiate.

– il progresso tecnologico e, in particolare, la scoperta della vulcanizzazione della gomma da parte di Goodyear (1843), che ha portato alla sostituzione dei preservativi in budello di vitello con dei preservativi in gomma.

Nel XX secolo le antiche metodiche sono perfezionate e nuove tecniche vengono scoperte, ma occorre arrivare agli inizi del secolo, quello scorso ormai, per individuare i primi seri tentativi di dare una soluzione scientifica e accessibile alle masse del problema contraccettivo.

Una delle pioniere in questo ambito fu Margaret Sanger: attorno al 1920, spinta dai drammi cui erano esposte le donne che dovevano sottoporsi ad aborti clandestini, iniziò una lotta a favore del controllo delle nascite, pubblicando opuscoli e fondando la prima Clinica per la pianificazione familiare a Brooklyn. Pagò con la reclusione questo suo impegno, così come molte altre donne che iniziavano a mobilitarsi su questo tema anche in Europa.

Sempre nella prima metà del novecento la ricerca scientifica si orienta verso lo studio dell’impiego degli ormoni ovarici per il controllo della fertilità: un passo determinante fu la sintesi del primo progestinico da parte del Prof Djerassi, (già famoso per aver sintetizzato il cortisone) il Noretindrone.

Nel 1944 fu proprio la fondazione di cui era presidentessa la stessa Sanger a stanziare un sostanzioso finanziamento a Pincus per lo studio di un contraccettivo ormonale e nel ’56 il medico riuscì a dimostrare la possibilità di una contraccezione nella donna, basata sulla somministrazione orale di ormoni.

Dopo una sperimentazione clinica su migliaia di donne portoricane ed haitiane, oberate dalla povertà e da un numero incredibile di gravidanze, la Food and Drug Administration nel 1960 autorizza la vendita di un farmaco contenente 10 milligrammi di noretinodrel e 0,15 di un estrogeno, il mestranolo: l’”Enovid”, il primo prodotto nella storia della farmacologia ad avere come indicazione primaria la contraccezione.

In Italia è soltanto nel 1953 che si comincia ad affrontare il problema della contraccezione e quello demografico.

L’obiettivo di attuare una regolamentazione delle nascite è, però, ancora molto lontano, dal momento che esistono delle precise norme del Codice Penale (in particolare l’art. 553), le quali vietavano allora l’uso e la propaganda dei mezzi contraccettivi. Questi divieti scompaiono soltanto nel 1971, a seguito di numerose battaglie condotte dall’Aied, che otteneva – nel marzo dello stesso anno – l’abrogazione del suddetto articolo da parte della Corte Costituzionale.